IL MAESTRO GIUSEPPE GACCETTA
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La storia di Giuseppe GACCETTA, l'erede di Paganini
Il libro "Giuseppe Gaccetta e il segreto di Paganini"
Archivio fotografico

GACCETTA, EREDE DI PAGANINI
di Giorgio De Martino

Conoscere Giuseppe Gaccetta significa comprendere Genova, la sua profondità, la sua scabra bellezza, la sua intransigenza. Estate 2000. Cammini nelle viscere della città con un indirizzo in mano: salita di Mascherona. Da un portoncino ti apre un falegname, nella luce sommessa di un piano terra. Ha 87 anni, un fisico asciutto che regge con onore, le mani segnate dal lavoro, un viso bonario che contrasta con lo sguardo a cui nulla sfugge. Si siede e inizia a raccontare. Difficile non restarne avvinti, difficile - sulle prime - non dubitare. Via via la miniera d'oro si schiude, la storia si ricompone, la diffidenza "di mestiere" lascia spazio ad un ascolto rapito. Superata la soglia dell'incredulità, accetti di avere di fronte, pacato e sorridente, un pezzo di storia. Da cui non resta che imparare.
A due passi da qui Paganini è stato battezzato, e poco più in là nacque, in quella casa che oggi non c'è più. Tra questi vicoli germina il mistero e la rivoluzione del suo violinismo, la tragica dolcezza del suo canto, la visionaria unzione dionisiaca del suo virtuosismo. Dalle medesime viscere, e non altrove, può sortire un personaggio come Gaccetta, può nascere e decidere la propria storia un simile piccolo grande uomo. Storia di genio e umiltà, caparbietà e orgoglio, storia di scelte estreme.
Paganini ebbe un unico allievo, "Camillino" Sivori. Questi fu maestro di Francesco Sfilio, concertista cui la cecità fermò la carriera (e la sua adesione al fascismo, nel dopoguerra, la fama). Sfilio diede vita ad una fiorente scuola violinistica, alla fine degli anni '20. E Gaccetta fu il suo migliore discepolo, colui che raccolse l'eredità di decenni di studi sui segreti della tecnica paganiniana. Colui che avrebbe dovuto sbarazzare i Menuhin e gli Heifetz (supportato dalla stima di colleghi quali Alfano, Furtwängler, Matacic, Mascagni), destinato a sgombrare da mistificazioni e rifondare la scienza violinistica dell'autore dei Capricci. Capricci che per fortuna registrò - casualmente, diciassettenne, al quarto anno di apprendistato - nel retro di un negozio di piazza della Meridiana, fissando un documento sonoro che oggi fa impallidire di stupore e ammirazione chiunque abbia la ventura di intenderlo.
Eppure Gaccetta per sessant'anni è un falegname, col suo laboratorio a due passi dal Carlo Felice. Come è possibile che nessuno abbia saputo, abbia potuto o voluto ricordare, nella città del Premio Paganini, dell'Istituto di studi paganiniani?
Oltre al probabile reo silenzio di chi riteneva scomodo o poco gestibile un personaggio che, scevro da paludamenti sapienziali o di cattedra, tanto avrebbe potuto insegnare a tutti, c'è la volontà, l'umiltà, l'ostinazione dello stesso Gaccetta. Splendida metafora vivente della genovesità migliore.Enfant prodige che gira la penisola suonando il mandolino (il suo primo strumento, come accadde per Paganini), poi adolescente ostinato che imbraccia il violino per sedici ore al giorno, poi talento candidato ad "esplodere" nel progettato (e mai realizzato) incontro internazionale genovese del 1940, dove la scuola paganiniana di Sfilio avrebbe dovuto trionfare.
Ecco Genova, nell'amore totalizzante per le quattro corde, nella caparbietà della ricerca tecnica, nell'intransigenza del "o tutto o niente", che porta il giovane concertista inchiodato dagli eventi bellici alla scelta estrema di abbandonare lo strumento, piuttosto che scendere al compromesso di un posto in orchestra. Ecco sessant'anni di silenzio ostinato, trascorsi a dar forme al legno, a trarre guadagno per sostenere i molti parenti che lo avevano cresciuto, ripagando loro e i loro discendenti del privilegio di aver potuto studiare.
Il violino di Gaccetta, secondo precise indicazioni testamentarie, alla morte del proprietario avrebbe dovuto essere bruciato, e con lui si sarebbe estinto l'inestimabile bagaglio didattico, musicale, storico che l'artigiano genovese conserva e rappresenta.
Poi, recentemente, qualcosa è cambiato. Lo strappo tra Gaccetta ed il mondo della musica si è ricomposto, grazie ad una cerchia affettuosa di artisti… "una vera famiglia", come egli stesso oggi, e con orgoglio, la definisce. Gaccetta decide di raccontare, tramandare. Il suo violino adesso lo imbraccia un allievo. La sua storia è sulla bocca di tutti. Con genovesissima ritrosia accetta di comparire sui giornali, poi su Radio Tre, poi in TV, ai "Fatti Vostri" (avendo la meglio sulla stupidità intrinseca del programma), poi sull'emittente di stato francese e svizzera.
Il Conservatorio Paganini, con inatteso coraggio, lo ha invitato a tenere una serie di seminari sulla tecnica paganiniana, in attesa del conferimento di una cattedra sperimentale. Gaccetta ha inoltre costituito una Fondazione per divulgare la scuola violinistica di Sfilio. Allievi e docenti da ogni parte d'Italia percorrono salita di Mascherona, un regista romano medita un oggetto cinematografico sulla sua vita. Il grande Ruggero Ricci - il primo ad incidere i 24 Capricci nella versione originale - lo va a trovare, ed abbracciandolo gli confida: "prima di ascoltare i tuoi Capricci credevo di essere un buon violinista!".
Sulla copertina del mensile musicale "Amadeus" di luglio 2000 un ampio servizio titola "Giuseppe Gaccetta: il segreto di Paganini". Ed un'altra rivista di settore, "Musica", segue a ruota nel mese di settembre.
Nel suo laboratorio di vico Vegetti, Gaccetta non ha quasi più il tempo di andare. C'è ancora tanto da fare, in questa sua nuova faticosissima avventura, intrapresa con la stessa caparbietà e generosità che ha scandito i suoi primi ottantasette anni. Uno sforzo che ci rende tutti debitori. Grazie, Maestro.

Giorgio De Martino



CD Gaccetta
GIORGIO DE MARTINO
Giuseppe Gaccetta e il segreto di Paganini

La biografia del violinista che scelse di non essere il più grande

prefazione di Giuseppe Pericu
formato 17x24
pp. 121
illustrato in B/N
€ 13.00 - L. 25.000
ISBN 88-7172-402-X
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Incontro con l'autore: GIORGIO DE MARTINO

  • Perché una biografia su Giuseppe Gaccetta?

    "Il libro nasce da una serie di chiacchiere a fondo perso, registrate nell'estate 2000 con il Maestro. L'ultima cosa a cui pensavo era farne un libro. È stata piuttosto un'esigenza, data la grande disponibilità e generosità di Giuseppe Gaccetta, di poter ascoltare nei particolari la sua storia. Una storia fatta di musica, una storia personale e esistenziale di grandissimo fascino, ed uno squarcio inedito ed entusiasmante sul violinismo, che ci porta direttamente, con pochi passaggi, a Paganini… È un libro scritto con tempi molto stretti, ma mi auguro anche che la rapidità della sua redazione corrisponda alla freschezza e alla godibilità della sua lettura. E alla freschezza e all'avvincente semplicità con cui Gaccetta mi ha spiegato la propria vita".

  • Come ha scoperto un simile personaggio?

    "Casualmente, sulla base di vaghe segnalazioni da parte di colleghi musicisti. Credo di essere stato davvero molto fortunato. Per vari motivi. Scrivere la biografia di un artista che è qui, tra noi, che si può andare a trovare ogni giorno, dalla cui viva voce si può raccogliere ogni tipo di materiale, ogni chiarimento, semplifica davvero le cose, e se la biografia del Maestro Gaccetta è insieme un documento musicale importante, ma anche una storia avvincente (dove questa volta davvero la realtà supera la fantasia) il merito è tutto di chi questa vita e quest'arte violinistica l'ha vissuta, dandogli forma giorno per giorno. Sono fortunato ad aver conosciuto Giuseppe Gaccetta, l'artista e l'uomo Gaccetta. E sono fortunato ad aver avuto il privilegio di far conoscere la sua vicenda. Semmai, accetto il merito, insieme all'amico e collega Andrea Casazza, di aver creduto e supportato il "caso Gaccetta" al Secolo XIX (a cui ho collaborato per tredici anni), ed attraverso il giornale aver mitigato quell'atteggiamento di sospetto generalizzato che quasi storicamente muove l'ambiente artistico genovese. Tra l'altro lo stesso "Decimonono" nell'estate del 2000 ha avuto la preziosa possibilità di stampare e distribuire quel disco straordinario dei Capricci di Paganini realizzato da Gaccetta, e non ha saputo cogliere questa grande occasione.

    È passato un anno e mezzo da quando ho conosciuto il Maestro, da quando sono entrato nella sua casa e nella sua vita: onestamente non so se gli ho reso un buon servizio, rendendo di dominio pubblico la sua storia, anche perché attualmente Gaccetta ha un'agenda da top manager, senza un momento di tregua, e a volte temo che rimpianga i ritmi della sua vita precedente… E temo anche che qualche volta in cuor suo mi lanci qualche accidente. Di certo questa storia tutta genovese che ho avuto l'onore e la fortuna di testimoniare, è un buon servizio per la mia città, per la cultura, per la musica, non soltanto genovese, non soltanto italiana".

  • Cosa rappresenta, per lei e per la vita culturale contemporanea, la vicenda umana e artistica di Gaccetta?

    "Conoscere e frequentare il Maestro è stata anche un'occasione per comprendere meglio Genova, e quella strana mistura di profondità, di intransigenza e di bellezza ruvida che la anima. Provo a spigarmi meglio: la storia del Maestro Gaccetta ha due versanti, entrambi di natura eccezionale. Da un lato abbiamo questa incredibile vicenda umana, il romanzo vero di questo piccolo - grande artista artigiano, per sessant'anni falegname nel centro storico genovese, a pochi passi dalla Chiesa di San Salvatore dove oltre due secoli fa fu battezzato Paganini. Dall'altro ci troviamo di fronte alla riscoperta, con la decisione di Gaccetta di rompere il silenzio, di una straordinaria scuola violinistica che parrebbe restituire la leggendaria "scuola paganiniana", in parte rivoluzionando le tecniche violinistiche ad oggi percorse. La filiazione diretta fra Gaccetta e Paganini è di una linearità inequivocabile: Paganini ebbe un unico allievo, Camillo Sivori. Questi fu maestro di Francesco Sfilio, un grande violinista e didatta, all'epoca apprezzato da musicisti del calibro di Saint-Saëns, Respighi, Alfano e tanti altri, ma rapidamente dimenticato dopo la guerra, probabilmente a causa della sua adesione e della stima di cui godeva da parte del regime. E Gaccetta fu il suo migliore discepolo di Sfilio, a partire dalla fine degli anni '20: colui che raccoglie l'eredità di decenni di studi sui "comandamenti non scritti" della tecnica paganiniana. Colui che avrebbe dovuto sbarazzare i Menuhin e gli Heifetz (supportato dalla stima di colleghi quali Alfano, Furtwängler, Mata¹ iº , Mascagni)… Gaccetta destinato a sgombrare da mistificazioni e rifondare la scienza violinistica dell'autore dei Capricci. Ora, sappiamo che Paganini sosteneva - si supponeva provocatoriamente - di poter portare un allievo, in appena cinque anni di studio, all'esecuzione dei suoi Capricci. Bene, Gaccetta è la testimonianza vivente della verosimiglianza di quell'affermazione".

  • Si riferisce all'ormai celebre incisione dei Capricci di Paganini?

    "Infatti! Casualmente, diciassettenne, al quarto anno di apprendistato violinistico (anzi, sono 3 anni e dieci mesi, come il Maestro spesso sottolinea) Gaccetta registra nel retro di un negozio genovese in piazza della Meridiana una serie di Capricci paganiniani, fissando un documento sonoro straordinario, che con la sua recente divulgazione ha suscitato l'ammirazione di musicisti quali Gulli, Ricci, Ughi, Quarta, Franzetti, e tanti altri. Fra l'altro (e certo il ragazzino Gaccetta del 1931 non lo sapeva), alcuni di questi capricci oggi rappresentano in assoluto la prima testimonianza sonora, la prima incisione di questi capolavori. Eppure, Gaccetta fa il falegname per sessant'anni, vive fra noi a Genova (a parte una parentesi di alcuni anni in Sardegna), col suo laboratorio a due passi dal teatro Carlo felice… Gaccetta, negli anni '20 enfant prodige che tiene concerti suonando il mandolino (mandolino che è il suo primo strumento, come accadde per Paganini), poi adolescente ostinato che studia il violino per sedici ore al giorno, poi talento candidato ad "esplodere" nel progettato (e mai realizzato) incontro internazionale genovese del 1940 dove la scuola paganiniana di Sfilio avrebbe dovuto trionfare. Raccogliendo fors'anche, quale indotto dell'operazione, lo sperato ordine di Mussolini di ridare la salma di Paganini alla sua città natale".

  • E allora, perché questo improvviso distacco dall'attività violinistica?

    "Dicevo prima dell'intransigenza genovese, del "o tutto o niente": bene, la guerra cambia le carte, l'incontro paganiniano salta, Gaccetta non vuole lasciare l'Italia in guerra, nonostante tutti lo consiglino di andare in America. I soldi messi da parte finiscono, la guerra continua, drammaticamente, con le sue distruzioni, e Gaccetta deve lavorare per mantenere la propria famiglia. Ed ecco la scelta estrema di abbandonare lo strumento, piuttosto che scendere al compromesso di un posto in orchestra. Ed ecco i sessant'anni della seconda vita di Gaccetta, falegname, ma anche imprenditore, tra i protagonisti della ricostruzione della città nel dopoguerra, con un'attività che arriva a contare ben cinquantotto dipendenti. Gaccetta non dimentica il proprio violino, anzi, ovunque è Gaccetta, lì è anche il suo violino.. Un giorno il Maestro mi ha raccontato che, secondo sue precise indicazioni testamentarie, il suo violino alla morte del proprietario avrebbe dovuto essere bruciato… E con esso, metaforicamente, si sarebbe estinto l'intero bagaglio didattico, musicale, storico che l'artista artigiano genovese conserva e rappresenta. Poi, alla fine degli anni '90, qualcosa cambia. Anche qui attraverso modalità assolutamente vere di sapore romanzesco. E lo strappo fra Gaccetta e la musica si ricompone, grazie ad una cerchia di artisti, di amici musicisti. Appianata la sfiducia verso il mondo musicale, anche grazie alla medicina del tempo, Gaccetta decide finalmente di raccontare, di tramandare la propria esperienza. Ribellandosi al silenzio che si è imposto per oltre mezzo secolo, silenzio perpetrato come "vendetta di Sfilio" (sono parole sue), vendetta verso un sistema che aveva velocemente e colpevolmente dimenticato il grande didatta e le sue scoperte… Il resto è storia recente: dopo il Secolo XIX, approfitto di una collaborazione con Rai Radio Tre per far conoscere Gaccetta al pubblico radiofonico italiano… Si inizia dunque a parlare di Gaccetta anche fuori Genova, dalla televisione alle riviste specializzate. E dall'Italia il "caso Gaccetta" si propaga alla Francia, ai paesi dell'est, alla svizzera, all'America. Oggi il Maestro Gaccetta ha allievi che provengono da ogni parte d'Italia, ha una fondazione (di cui è tra i promotori) per divulgare la figura e l'opera del suo insegnante Francesco Sfilio, ha - in via di definizione - una cattedra sperimentale al Conservatorio Paganini, tiene seminari a Parma piuttosto che a Napoli. E sta per ripubblicare il metodo di Sfilio in molte lingue…".




Un documento UNICO

Dopo sessant'anni di silenzio una vicenda umana e artistica è balzata all'attenzione pubblica nell'estate 2000, portando con sé l'auspicio di un'arma vincente per Genova, la città di Paganini, ma soprattutto per la cultura musicale tutta: Giuseppe Gaccetta, musicista e falegname oggi ottantasettenne, fu negli anni Trenta strepitoso talento ed allievo prediletto di Francesco Sfilio. Quest'ultimo, didatta clamorosamente dimenticato, spentosi quasi centenario negli anni '70, era a sua volta allievo di Camillo Sivori, unico allievo di Paganini.
Tecnica prodigiosa quella elaborata da Sfilio in una vita di studi, fissata in un metodo strumentale ed in un piccolo volume esplicativo, e soprattutto comunicata oralmente al suo allievo Gaccetta. Tecnica - al tempo osteggiata dai colleghi - che oggi segna una ritrovata "scuola paganiniana", restituendo le scoperte tecniche e le eredità conoscitive raccolte da Sivori, e dunque dall'autore dei Capricci.

Un metodo didattico rivoluzionario che presto verrà insegnato presso il Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, in quanto una cattedra verrà appositamente istituita per il Maestro Gaccetta, artista che per oltre mezzo secolo ha scelto di allontanarsi dalla vita musicale ufficiale, e che solo recentemente ha deciso di divulgare il proprio inestimabile patrimonio didattico. Grazie al sollecito e fattivo interessamento da parte del Direttore del Conservatorio genovese, il Maestro Angelo Guaragna, già attualmente Giuseppe Gaccetta sta tenendo dei seminari conoscitivi presso il "Paganini", destinati a tutti i docenti di strumenti ad arco, in collaborazione con i due più qualificati suoi "discepoli", i violinisti Andrea Franzetti ed Eliano Calamaro. Proprio la presente incisione inedita dei Capricci dall'archetto di Giuseppe Gaccetta adolescente (realizzata su rullo nel 1931, quando era - diciassettenne - al suo quarto anno di apprendistato!), eccezionale documento sonoro miracolosamente scampato al tempo, parla da solo testimoniando il talento di Gaccetta e parimenti l'essenza rivoluzionaria della scuola violinistica che parte da Paganini ed arriva a questo piccolo grande musicista - falegname genovese.

I Capricci di Gaccetta stravolgono i miti della storia discografica, lasciando puntualmente sbalordito chi ascolta: "In assoluto è un'incisione che sta al livello delle più grandi della storia discografica dei Capricci - commenta Giulio Franzetti, per trent'anni primo violino alla Scala - ma se consideriamo l'età e gli anni di studio, il fatto è tanto vero quanto incredibile".

Al valore artistico universale della presente incisione (non solo dal punto di vista virtuosistico ma anche nella superba dizione fraseologica esibita e nella forza espressiva della lettura di Gaccetta dei capolavori paganiniani), si aggiunge un valore storico di grande rilievo: cinque Capricci della serie realizzata nel 1931 da Giuseppe Gaccetta non sono stati mai precedentemente registrati. Dunque i Capricci numero 15, 19, 11, 5 e 7 qui proposti rappresentano la prima documentazione discografica esistente.

Per volontà di Giuseppe Gaccetta e di un nutrito gruppo di musicisti nell'autunno 2OOO è stata costituita una Fondazione intitolata a Francesco Sfilio. Suddetta Fondazione non ha scopo di lucro e persegue le finalità di promozione della cultura ed in paricolare della diffusione del sistema didattico e di scuola di violino "Alta Cultura di Tecnica Violinistica" del Maestro Francesco Sfilio, attraverso un fitto programma di iniziative: dallo svolgimento di attività di formazione, qualificazione ed aggiornamento professionale in campo musicale - violinistico, con particolare riguardo ai giovani, alla creazione ed al finanziamento - anche mediante l'erogazione di premi e borse di studio - di una scuola intitolata al Maestro Sfilio.

I proventi della presente pubblicazione discografica saranno interamente devoluti alla Fondazione Francesco Sfilio.

Giorgio De Martino

 
Giuseppe Gaccetta


 
Francesco Sfilio


 
Camillo Sivori


 
Niccolò Paganini